Più che parlare del farmaco in sé (se volete informazioni scientifiche cliccate su questo link: viagra rosa), colgo l’occasione per parlare di nuovo della sofisticazione sessuale, che, dopo il genere maschile, in questi ultimi decenni ha conquistato anche il genere femminile.

Per chi non lo sapesse, la sofisticazione sessuale vede l’atto sessuale non tanto come un atto d’amore, quanto come una vera esibizione, uno spettacolo da mostrare e di cui andare più che fieri. Più gli “attributi” sono grandi e potenti, nell’uomo ovviamente, più lo stesso si sente un “macho man”, un uomo virile e potente. Più le performance sono lunghe e durature, più cresce il suo ego. Più sono le posizioni, gli accorgimenti, gli strumenti atti a raggiungere e far raggiungere maggiore piacere, che egli conosce e utilizza, più l’homo eroticus (o “homo erecticus” lo chiamerei io umoristicamente, e non nel senso di eretico) si inorgoglisce e cresce in altezza, in presunzione, diventando un vero “homo narcisus”.

Anche la donna è rimasta vittima di questo “tormentone” che definisco tale in quanto le sequenze, gira e rigira, sono sempre quelle, e si riassumono in uno stonato e goffo ritornello o sequela di immagini. La donna può fingere e raggiungere il piacere quante più volte lo desideri; può decidere di amplificare il desiderio all’ennesima potenza facendo letteralmente impazzire il maschio (il quale impazzisce perché è convinto di essere egli stesso l’unico vero responsabile dell’artefatto piacere femminile); può mostrare tutte le arti amatorie che conosce per intrappolare il maschio, rendendolo schiavo di stranezze e trasgressioni sessuali.
E come se non bastasse, ecco comparire il Viagra Rosa, tutto al femminile. E questo rientra nella “filosofia” della società dei consumi (e dell’ego aggiungo io) dove nulla è più sufficiente, ma di qualsiasi cosa ne vogliamo ancora, ancora e ancora… e non è mai abbastanza.

Epicuro scriveva:
“Niente è sufficiente a colui cui il sufficiente non basta”.

E quindi a noi donne non basta un marito e un amante, magari ne vorremmo anche due o tre, tanto con questo nuovo espediente possiamo diventare onnipotenti, anche noi, e avere performance continue e ripetute.

E poi grazie alla pillola rosa, possiamo farci beffe della menopausa, quando ci rende un po’ meno sensibili, meno libidinose e meno desiderose di fare sesso, permettendoci di sfidare l’invecchiamento. Infine possiamo crederci ancora giovani e prestanti e metterci in competizione con quelle giovani, giovanissime donne che ci hanno “scippato” il marito o il compagno.
Molte femministe sono soddisfatte di questa nuova vittoria e a me ritorna in mente allorché negli U.S.A il permesso di acquistare tabacchi venne esteso anche alle donne. Anche in quel caso le femministe gridarono alla vittoria, senza rendersi conto che a vincere era stato il monopolio di stato che così ampliava l’area del suo business.

Che dire? Secondo la concezione moderna di sessualità, ahimè, dopo il super-farmaco al maschile (azzurro) non poteva mancare il wonder-farmaco al femminile (rosa).

Evviva la par condicio… e… chi si accontenta gode (così così… canta Ligabue!)