Per quanto riguarda le mie sedute individuali di counseling, c’è un primo incontro conoscitivo in cui esamino la richiesta che deve essere più chiara possibile, onde comprendere se il campo di azione può essere compatibile con il mio intervento.

In caso affermativo comunico che posso prendere in carico il cliente e lascio al cliente del tempo per decidere se cominciare con me un percorso di counseling; in caso negativo indirizzo il cliente altrove (psicoterapeuta o psichiatra).

Una volta compresa la richiesta, durante la seconda seduta cerco di capire le origini del cliente (famiglia di origine), il suo vissuto, la sua infanzia e adolescenza senza soffermarmi troppo.

Il lavoro nel dialogo del counseling va mantenuto nel qui e ora. Personalmente dedico 10 minuti dell’ora di seduta per fare un esercizio di rilassamento o di meditazione, al fine di predisporre la sottoscritta e il cliente alla condizione migliore per immergersi nel dialogo (lasciando fuori dallo studio tutto ciò che non riguardi me, il cliente e la criticità da affrontare). Raggiungere uno stato di quiete interiore aiuterà entrambi ad ottenere la giusta centratura e la maggiore chiarezza mentale per affrontare insieme il dialogo. Le criticità o i disagi che un cliente potrebbe sottoporre al counselor sono:

  1. Difficoltà nella relazione di coppia (tradimenti agiti e subiti, insoddisfazioni, problemi di comunicazione)
  2. Difficoltà a elaborare un lutto (che sia di una persona o una perdita di lavoro, di danaro, o altro)
  3. Difficoltà nella relazione (in famiglia, al lavoro, nelle amicizie, in gruppo ecc.)
  4. Difficoltà esistenziali (chi sono? cosa voglio? dove voglio stare?)
  5. Difficoltà a riconoscere il proprio senso nella vita.

Ogni seduta inizia (e termina) con un contatto fisico (un abbraccio, una carezza, una stretta di mano, un bacio affettuoso) che è il mio modo per instaurare una connessione emotiva rassicurante con il cliente, traducibile con: io sono qui per te ora, ti ascolto e non ti giudico.